Fabrizio Savi, vive a San Severino Marche (MC), dove ha sede il suo studio-atelier privato.
Si misura giovanissimo con la scultura, trattando temi di denuncia sociale.
Sono gli anni dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, in cui approfondirà la scultura e dove affronterà i nuovi linguaggi della computer art e il nuovo alfabeto legato agli esordi della tecnologia.
Una vetrina importante per Fabrizio Savi sarà l’invito nel 1986 alla Quarta Rassegna del Festival Arte Elettronica di Camerino con l’opera interattiva Halley.
Il Festival Arte Elettronica di Camerino, in quegli anni la più importante e completa rassegna di arti elettroniche in Europa, è stato un luogo fondamentale dal 1983 al 1990 per l’interazione fra arte e nuove tecnologie.
Con il progetto Babytland, presentato nel 1991 al Teatro Artemide di Roma a cura di Rinaldo Funari ed Elio Atte, Fabrizio vince una borsa di studio a Francoforte nel 1992 presso l’istituto per i nuovi Media diretto da Peter Weibel.
Al suo ritorno da Francoforte intuisce che l’entusiasmo iniziale del nuovo mezzo elettronico è scemato e su attenta riflessione inizia a sperimentare il Design, altra sua passione, ottenendo considerevoli risultati e depositando due brevetti, ma continuando in parallelo la realizzazione di nuove sculture.
Negli anni Duemila progetta i gruppi scultorei denominati “Evanescenti luci della ribalta”, realizzati in diverse dimensioni e materiali, che rappresentano una vera immersione e approfondimento del concetto teatrale.
Attualmente porta avanti la ricerca iniziata negli anni Ottanta, in cui metteva in relazione suoni, musica e arte digitale, e produce sculture-design corredate da supporto luminoso.
Dal 1984 ad oggi ha tenuto esposizioni – sia individuali che collettive – in Italia e all’estero (Varsavia, Parigi, Tokyo, Lugano) vincendo anche numerosi premi e ricevendo importanti riconoscimenti della critica.